QUALCHE DOMANDA A MIKAELA BANDINI
Raccontami un po di te…
Sono nata e cresciuta a Città del Capo, Sud Africa, e mi sono trasferita a Matera a scatola chiusa 26 anni fa per seguire un tipo che avevo incontrato in aeroporto.
Ho una laurea in psicologia industriale con master in web marketing per PMI.
Sono ossessiva in tutto ciò che faccio, inguaribilmente ottimista, amo fare abbinamenti e creare cose nuove. Adoro superare le prove impossibili.
Ho una piccola società che si occupa di marketing visivo non convenzionale che lavora soprattutto in campo turistico, servendo clienti corporate e del settore pubblico in tutta italia. Questo il mio ‘day job’.
Quattro anni fa ho aperto un cocktail corner in un angolo del mio ufficio di Matera, e BOOM! In 6 mesi il piccolo cocktail corner ha triplicato il fatturato dell’ufficio; oggi ci lavorano una quindicina di persone e serviamo tra i 1500 e 2000 cocktail a settimana. E’ nato così Area 8. Dopo qualche mese ho introdotto una linea di prodotti lucani a chilometro zero con il marchio Area 8, un e-commerce, e tra qualche mese apriamo un secondo spazio per eventi in un vecchio loft post industriale nel centro di Matera.
Cosa porti con te del tuo Paese d’origine?
Probabilmente la cosa che contraddistingue noi sudafricani è l’enorme spirito di adattamento e una forte etica di lavoro che difficilmente si tira indietro.
Sicuramente anche la passione per il viaggio e l’avventura innata in noi sudafricani.
Cosa ti colpisce di più della cultura italiana?
Ho sempre amato l’italia e gli italiani: il modo di vivere mediterraneo, il cibo, l’architettura. Amo soprattutto quella che alcuni chiamano ‘I’Italia minore’, dove si nascondono angoli inaspettati, dialetti, paesaggi, sapori. Con Can’t Forget Italy ho avuto la possibilità di girare davvero tanto, conoscere persone e vivere esperienze in ogni angolo di questo paese straordinario.
Meno facile è fare impresa e tentare di comprendere tutte le leggi e normative nei vari ambiti di business, quella è la parte decisamente meno divertente del vivere qui.
A cosa è dovuto il successo di Area 8?
Area 8 è un non-luogo, senza insegna, senza tempo, dove la gente viene richiamata dal giardino terrazzo, dall’illuminazione giusta, dalla musica.
Una volta che si entra dentro il portoncino d’ingresso, si apre un mondo assolutamente inatteso con diverse sale arredate con pezzi vintage, proiezioni, musica e cura maniacale nei dettagli.
I visitatori spesso rimangono stupiti dall’atmosfera decisamente metropolitana, immaginando di trovare uno spazio simile a Shoreditch o Kreuzberg, non certo nei Sassi di Matera.
Mi piace considerare Area 8 come una repubblica indipendente, dove spesso le cose che facciamo non hanno alcuna logica di business o regola imprenditoriale, dove mi diverto io ad ideare e invito gli altri a divertirsi nell’esperienza tra le mura di uno spazio insolito, signature cocktail e ‘Social Food’.
Cosa intendi per Social Food?
I piatti ‘social’ – non quelli su instagram – ma cibo che mette insieme persone, che inizia una conversazione, come mezze o tapas dove hai la possibilità di condividere, di combinare gusti, di attingere dai piatti centrali.
Oltre a poter assaggiare una gamma più ampia di sapori c’è anche un fattore psicologico (ecco la psicologa in me che si affaccia :-)) che aiuta ad iniziare conversazioni da condividere con altri.
Da comunicatrice il mio compito è di intrattenere il mio ospite al tavolo, con un menu insolito e divertente: lavoro su nomi buffi per piatti e cocktails, sulla presentazione insolita e spesso inattesa delle pietanze. Mi piace tanto quando i clienti cercano di capire e ci fanno tante domande sul come e sul perché, in modo da iniziare una conversazione con il cameriere, con quelli del tavolo di fianco.
Ci hanno sempre insegnato a comportarci bene a tavola; tuttavia qui l’invito è di essere se stessi, di mettersi comodi, di uscire per il tempo di un aperitivo, una cena, una serata fuori dalla propria ‘comfort zone’, non importa se mangi con le mani o se fai briciole.
Che cos’è per te la multiculturalità? Come la comunichi a tavola?
Viaggio tanto e ho molti amici stranieri; quando faccio delle cene a casa si parlano tre o quattro lingue incrociate, non ci faccio neanche più caso. In un giorno normale si potrebbe cucinare cibo asiatico con amici turchi e parenti sud africani. Qui a Matera.
Prendo spunto da cibo e packaging di tutto il mondo – dal bento box giapponese, il tiffin indiano, divertendomi con food concept e pietanze dal mondo che reinterpreto utilizzando ingredienti freschissimi locali e mettendoci un twist lucano.
Prendi per esempio il nostro humus, che serviamo con peperoni cruschi al posto della paprika, o le tschips (pronunciato Chips), che sarebbe una sorta di nacho lucani che realizziamo da sfoglie di pane di Matera al forno e tre dip fatti da noi.
Uno dei preferiti tra i nostri clienti rimane il nostro tiramisud assemblato all’ordine, una crema al mascarpone, un crumble di grano arso, scaglie di fondente extra servito in una tazza da tè vintage insieme ad una piccolissima caffettiera contenente Amaro Lucano al caffè da versare a piacere.
Tra i preferiti del drink list, il Milano-Matera, la nostra risposta lucana al MI-TO ma con un twist of Amaro Lucano.
Cosa è la fortuna per te?
La fortuna non esiste: esiste un momento in cui il talento incontra l’opportunità. Mi piace molto questa definizione di Seneca. Spetta a noi essere pronti a cogliere ogni opportunità che si presenta, spesso in forme inattese.
Ho sempre affermano che essere donna, straniera e vivere al sud sono stati elementi di grande fortuna che mi hanno regalato opportunità. Se ho un difetto è che vedo opportunità in ogni cosa che mi sfiora, in ogni momento del giorno. Vorrei sviluppare concetti e progetti, luoghi e brand. Ogni progetto che creo ha una naturale spin off, e dopo quello magari lo spin off dello spin off e così via..
Sono infinitamente curiosa e amo mettermi alla prova con idee folli in cui nessuno crede (finchè realizzate).
Come nasce l’idea del bisc_otto?
Sono ossessiva con il branding (in realtà sono ossessiva e basta!), e amante del kitch. Il biscotto della fortuna cinese è sempre stato un oggetto cult per me con i messaggini super trash spesso tradotti male in italiano. Adoro!
Mi piaceva l’idea di fare un nostro biscotto della fortuna, ma di altissima qualità, e con dei messaggi che abbiano un senso.
Incredibile è stato il successo.
Mi diverto molto ad imparare ed ad interpretare quello di cui la gente ha bisogno. Sembra banale ma tante, tantissime persone aspettano risposte a domande importanti.
Mikaela Bandini – Fortune cookie fortune writer.